Manifestanti pro Trump assalgono il Congresso degli USA durante la ratifica del risultato elettorale che sancisce la vittoria di Joe Biden.
È il 6 Gennaio 2021, e mentre tutto il mondo è ancora pienamente in balìa del Coronavirus, negli Stati Uniti il Congresso si riunisce per ratificare la vittoria di Joe Biden alle ultime elezioni presidenziali. Ma succede l’impensabile.
Una folla di seguaci di Trump, militanti Qanon e negazionisti vari, galvanizzati e aizzati dal comizio in cui il presidente uscente continuava a sostenere di aver vinto le elezioni e accusava il rivale di brogli, decide di irrompere nel Campidoglio e di occuparlo con la violenza.
Il bilancio è pesante: Congresso in lockdown, 4 manifestanti uccisi dalle forze di sicurezza, più un poliziotto morto in seguito agli scontri. L’evento, mai accaduto nella storia degli Stati Uniti d’America, solleva il problema delle tante uscite “sui generis” del Presidente uscente, che a suon di tweet e post ha costruito gran parte del suo consenso attraverso i social. Per questo Twitter decide di sospendere l’account di Trump prima per 24 ore e poi indefinitamente, mentre la sanzione decisa dal patron di Facebook in persona, Mark Zuckerberg, è il blocco degli account di Donald Trump fino al 20 Gennaio, data del passaggio di consegne a Biden.
In molti hanno criticato l’azione di Twitter e Facebook, bollandola come una mossa contro la libertà di parola. Ma è davvero così ?
Donald Trump, 45° Presidente degli USA
Ve lo diciamo subito, NO. L’azione di Facebook è del tutto legittima e legale. Innanzitutto, per quanto i social siano ormai uno dei mezzi di comunicazione più potenti e seguiti, impedire a un utente di utilizzarli non significa agire sulla sua libertà di parola: Trump è infatti liberissimo di dire ciò che vuole dove preferisce, dal salotto di casa sua al palco di un comizio fino alle pagine di un quotidiano che lo intervista o in una trasmissione televisiva di approfondimento. Trump non è stato imbavagliato, gli è stato semplicemente impedito di usare un canale di comunicazione molto potente in maniera del tutto irresponsabile.
Ricordiamo infatti che Facebook e Twitter sono piattaforme PRIVATE che mettono a disposizione dei loro utenti, gratuitamente, una serie di servizi: uno spazio virtuale in cui scrivere le proprie idee per condividerle con i propri amici, e più in generale con tutto il mondo. Certo, quando sono state create probabilmente i loro creatori non pensavano che un giorno sarebbero diventate una fonte primaria di notizie per politici, attori e celebrità di ogni tipo. Ma essendo piattaforme private, prima di iscriverci ci vengono sottoposte delle Condizioni di Utilizzo e degli Standard della Community che implicitamente accettiamo e sottoscriviamo. E come l’abbiamo fatto tutti noi quando ci siamo iscritti, l’ha fatto anche Mr. Trump.
Ma cosa si legge nelle condizioni d’uso di Facebook ?
Al punto 4.2 delle Condizioni d’Uso si legge chiaramente la politica di Facebook per quanto riguarda la sospensione o chiusura di un account:
In caso Facebook stabilisca che l’utente abbia violato chiaramente, seriamente o reiteratamente le proprie condizioni o normative, fra cui in particolare gli Standard della community, Facebook potrebbe sospendere o disabilitare in modo permanente l’accesso dell’utente al suo account. Facebook potrebbe inoltre sospendere o disabilitare l’account dell’utente se questi viola in modo ripetuto i diritti di proprietà intellettuale di altri utenti o in caso Facebook sia obbligato a farlo per motivi legali.
A questo punto andiamo a vedere gli Standard della Community per capirne di più. Al punto 2, si legge testualmente:
Mark Zuckerberg, CEO di Facebook Inc.
Per impedire e interrompere atti di violenza reali, non permettiamo la presenza su Facebook di organizzazioni o individui che proclamano missioni violente o che sono coinvolti in azioni violente. Questo include organizzazioni o individui coinvolti nelle seguenti attività:
Omicidio di massa (compresi i tentativi) o omicidio plurimo
Violenza organizzata o attività criminale
Rimuoviamo inoltre contenuti che esprimono supporto o elogio di gruppi, leader o individui coinvolti in queste attività. È possibile trovare maggiori informazioni sulle nostre iniziative per la lotta al terrorismo qui.
La schermata di Twitter sul profilo bloccato di Donald Trump
Anche sulle Regole di Twitter, in termini leggermente diversi, è espressa la stessa politica che limita l’uso scorretto della piattaforma di microblogging:
Lo scopo di Twitter è facilitare la conversazione pubblica. Violenza, molestie e altri comportamenti di questo genere scoraggiano le persone dall’esprimersi e portano all’impoverimento della conversazione pubblica globale. Abbiamo stabilito le nostre regole per permettere a tutti di partecipare alla conversazione pubblica liberamente e in sicurezza.
Sicurezza
Violenza: non puoi minacciare di ricorrere alla violenza contro un individuo o un gruppo di persone. Anche l’esaltazione della violenza è un comportamento proibito. Per saperne di più, leggi le nostre norme sulle minacce di violenza e sulla esaltazione della violenza.
Terrorismo/estremismo violento: non puoi minacciare né promuovere atti di terrorismo o estremismo violento. Scopri di più.
Appare quindi chiaro e inoppugnabile che Facebook e Twitter abbiano agito nel pieno dei loro poteri, per proteggere le loro piattaforme social che potevano essere facilmente accusate di essere “conniventi” nell’uso a mio avviso criminale di fomentare la rivolta violenta. Trump, già durante il primo spoglio elettorale, ha sempre sostenuto sui suoi canali social di aver vinto, che il suo concorrente avesse imbrogliato (senza mai fornire delle prove), e aveva incitato i suoi supporter a non riconoscere la sua sconfitta, facendosi sentire protestando. Nel comizio tenuto poco prima dell’assalto, ha continuato utilizzando toni sempre più aspri ed esasperati, aizzando ancor di più gli animi dei facinorosi. È più che chiara la sua responsabilità in quello che è successo, tanto che poi, messo alle strette, ha dovuto fare marcia indietro e dissociarsi dai violenti.
C’è chi dice no: i social ormai fanno parte della libertà di espressione ?
Molti commentatori si sono interrogati sul diritto di chiudere gli account a un personaggio così noto, e hanno obiettato che i nuovi mezzi di comunicazione come i social network necessitano di una legislazione a parte e che non debbano limitare alcuna libertà di espressione. Ancora una volta, mi sento di dissentire. Ciò che fa arrabbiare Trump e i suoi seguaci, qui, non è la libertà di espressione ma il numero di utenti raggiunti dalle piattaforme social: nessuno impedisce a Trump di creare un suo blog personale, libero e accessibile per chiunque, dove poter sproloquiare quanto e come vuole. Ma è indubbio che, qualora lo facesse, sarebbero ben pochi coloro che lo seguirebbero assiduamente. È esattamente come se Trump si arrabbiasse di non poter scrivere un articolo sul New York Times o sul Washington Post, testate da milioni di lettori, tra i giornali più autorevoli degli Stati Uniti: ma questi quotidiani sono gestiti da aziende private, con dei direttori che decidono cosa va scritto e chi ci scrive.
Facebook e Twitter hanno dato ampio ascolto a una miriade di persone, lo hanno fatto gratuitamente (sorvoliamo sull’uso dei nostri dati) ma ci hanno anche detto che c’erano delle regole da rispettare, esattamente come quando siamo ospiti in casa di altre persone ed evitiamo di andare in giro in mutande ruttando liberamente: se lo facessimo, i padroni di casa sicuramente ci butterebbero fuori. Le regole di Facebook e di Twitter erano chiaramente scritte nero su bianco, sono regole legittime e assolutamente di buon senso. C’è qualcuno che è contro i limiti di velocità per le strade, perché sono contro la libertà di guidare il proprio veicolo come si vuole ? Ovviamente no, perché guidare ad alta velocità rappresenta un pericolo per sé stessi e soprattutto per gli altri.
Farò parte di una vecchia generazione, ma mi è stato sempre insegnato che la libertà non è mai illimitata, essa finisce dove comincia quella del mio prossimo.
Donald Trump ha approfittato dei social e della sua posizione per dire falsità, per manipolare gente che non segue gli approfondimenti politici, non legge i giornali e non andava nemmeno a votare; grazie ai social ha conquistato una larga fetta di popolazione particolarmente facile da manipolare, e ha detto di tutto per istigarla contro i suoi avversari politici.
L’epilogo è stato quella folle invasione del Congresso che ha causato, fino ad ora, 5 morti e ha fortemente diviso gli USA.
Ma non ci sono solo Twitter e Facebook. Altri social e giganti del web hanno preso provvedimenti contro il “povero” Donald Trump.
Ecco l’elenco delle piattaforme fino a questo momento, così come lo riporta Axios:
AZIONE INTRAPRESA: Reddit ha bloccato il gruppo subreddit “r / DonaldTrump”.
MOTIVAZIONE: “Le norme a livello di sito di Reddit vietano i contenuti che promuovono l’odio o incoraggiano, glorificano, incitano o invitano alla violenza contro gruppi di persone o individui. In base a ciò, abbiamo contattato in modo proattivo i moderatori per ricordare loro la nostra policy e per offrire supporto o risorse a seconda delle necessità”.
CONTESTO: Sebbene non sia un gruppo o una pagina ufficiale del presidente, è una delle più grandi comunità politiche online dedicata al sostegno del presidente Trump.
AZIONE INTRAPRESA: Twitch ha disabilitato il canale di Trump, citando la mossa come un “passo necessario” per proteggere la sua comunità e “impedire che Twitch venga utilizzato per incitare ulteriori violenze”.
MOTIVAZIONE: “Alla luce dello scioccante attacco di ieri al Campidoglio, abbiamo disattivato il canale Twitch del presidente Trump. Date le attuali circostanze straordinarie e la retorica incendiaria del presidente, riteniamo che questo sia un passo necessario per proteggere la nostra comunità e impedire che Twitch venga utilizzato per incitare ulteriori violenze”.
CONTESTO: Twitch è stata una delle prime piattaforme a giugno a vietare temporaneamente il canale di Trump per contenuti di odio dopo le proteste Black Lives Matter avvenute durante l’estate.
AZIONE INTRAPRESA: Shopify ha bloccato due negozi online affiliati a Trump – quelli della Trump Organization ed i siti di merchandising della sua campagna per la presidenza – per aver violato le sue policy sul sostegno alla violenza.
MOTIVAZIONE: “Shopify non tollera azioni che invitano alla violenza. Sulla base dei recenti, abbiamo stabilito che le azioni del presidente Donald J. Trump violano la nostra policy di utilizzo accettabile, che vieta la promozione o il supporto di organizzazioni, piattaforme o persone che minacciano o commettono atti di violenza per promuovere una causa. Di conseguenza, abbiamo chiuso i negozi online affiliati al presidente Trump”.
CONTESTO: Shopify è stata la prima piattaforma a rimuovere in via definitiva e non disabilitare temporaneamente, i contenuti legati al presidente uscente.
AZIONE INTRAPRESA: Twitter ha annunciato ieri che la piattaforma ha deciso di bloccare definitivamente l’account del presidente Trump con effetto immediato.
MOTIVAZIONE: “Dopo un’attenta revisione dei recenti tweet dell’account @realDonaldTrump e del contesto che li circonda, abbiamo sospeso definitivamente l’account a causa del rischio di ulteriore incitamento alla violenza”.
CONTESTO: È l’azione più forte mai intrapresa da Twitter contro l’account del presidente e arriva in risposta al “rischio di ulteriore incitamento alla violenza”, secondo la compagnia di social media, che cita come prova il fatto che successivamente agli ultimi tweet del presidente erano iniziati a circolare piani per nuovi atti violenti da commettere il 17 gennaio, come un nuovo assalto al Campidoglio o ai parlamenti statali.
AZIONE INTRAPRESA: Google ha bloccato il download di Parler, un’app di social media usata dai conservatori ed estremisti di estrema destra come alternativa a Twitter.
MOTIVAZIONE: “Al fine di proteggere la sicurezza degli utenti su Google Play, le nostre norme richiedono che le app che visualizzano contenuti generati dagli utenti abbiano norme di moderazione che permettano di rimuovere i contenuti eclatanti come i post che incitano alla violenza”.
CONTESTO: la mossa di Google blocca immediatamente la possibilità di scaricare l’app Parler, una decisione più dura di quella annunciata da Apple (vedasi in basso).
AZIONE INTRAPRESA: YouTube ha deciso di accelerare il blocco dei contenuti che riportano disinformazioni sulle elezioni e sulle denunce di frodi elettorali contro Trump. Tra gli account bloccati quello di Stephen K. Bannon, l’ex capo stratega della Casa Bianca.
MOTIVAZIONE: “A causa degli eventi straordinari accaduti e dato che i risultati delle elezioni sono stati certificati, qualsiasi canale che pubblichi nuovi video con queste false affermazioni in violazione delle nostre norme riceverà ora un avvertimento, una sanzione che ne limita temporaneamente il caricamento o la pubblicazione/streaming. I canali che ricevono tre avvertimenti nello stesso periodo di 90 giorni verranno rimossi definitivamente da YouTube”. Il canale di Bannon è stato rimosso a seguito della terza segnalazione.
CONTESTO: YouTube è generalmente lento nell’agire su contenuti in violazione della sua policy. La sua risposta, sebbene rapida, è stata in qualche modo più debole rispetto alle piattaforme rivali che hanno rimosso o disabilitato l’account di Trump. YouTube ha comunque rimosso il video pubblicato mercoledì da Trump in cui parlava della violenza al Campidoglio senza condannarla completamente.
AZIONE INTRAPRESA: Facebook ha vietato a Donald Trump di pubblicare post sul suo account per almeno le prossime due settimane, ovvero fino al completamento del passaggio di consegne al presidente eletto Joe Biden. Il ban vale anche per Instagram.
MOTIVAZIONE: “Riteniamo che i rischi di consentire al Presidente di continuare a utilizzare il nostro servizio durante questo periodo siano semplicemente troppo grandi”, ha detto giovedì il CEO Mark Zuckerberg in un post.
CONTESTO: Mercoledì, Facebook ha rimosso il video in cui Trump parlava della violenza al Campidoglio senza condannarla completamente, prima di intraprendere un’azione più ampia contro l’account di Trump il giorno seguente.
AZIONE INTRAPRESA: Snapchat ha disabilitato l’account di Trump mercoledì perché ritiene che sia stato utilizzato per promuovere e diffondere l’odio ed incitare alla violenza.
MOTIVAZIONE: “Possiamo confermare che oggi abbiamo bloccato l’account Snapchat del presidente Trump”, ha detto ad Axios la portavoce di Snap Rachel Racusen.
CONTESTO: Snapchat è stata una delle prime piattaforme social a intraprendere azioni serie contro l’account di di Trump per minacce alla democrazia già nel mese di giugno giugno, quando la società ha dichiarato di aver smesso di promuovere il suo account nella sezione “Scopri”, che presenta contenuti professionali ed altre persone di spicco.
AZIONE INTRAPRESA: TikTok sta rimuovendo i contenuti in violazione delle sue policy e reindirizzando hashtag come ‘stormthecapitol’ e ‘patriotparty’ alle linee guida della community.
MOTIVAZIONE: “I comportamenti ostili e la violenza non hanno posto su TikTok. I contenuti o gli account che cercano di incitare, glorificare o promuovere la violenza violano le nostre Linee guida della community e verranno rimossi”.
CONTESTO: Altri hashtag come ‘stopthesteal’ e ‘QAnon’ erano già stati reindirizzati dallo scorso anno.
AZIONE INTRAPRESA: Apple ha minacciato ieri di bloccare il download di Parler, un’app di social media usata dai conservatori ed estremisti di estrema destra come alternativa a Twitter, dal suo App Store se Parler non avesse stabilito un piano per moderarne i contenuti.
MOTIVAZIONE: “Abbiamo ricevuto numerosi reclami relativi a contenuti discutibili nel servizio Parler, accuse secondo cui l’app Parler è stata utilizzata per pianificare, coordinare e facilitare le attività illegali a Washington DC il 6 gennaio 2021 che hanno portato (tra le altre cose) a 5 morti, numerosi feriti e distruzioni di proprietà “, ha scritto Apple a Parler in un’e-mail ottenuta da BuzzFeed News.” L’app sembra inoltre continuare a essere utilizzata per pianificare e facilitare ulteriori attività illegali e pericolose”.
CONTESTO: Apple sta dimostrando il proprio potere per cercare di convincere Parler a moderare il contenuto condiviso dai propri utenti.
AZIONE INTRAPRESA: Discord afferma di aver vietato il server The Donald, secondo il giornalista Casey Newton.
MOTIVAZIONE: “Sebbene non ci siano prove che il server sia stato utilizzato per organizzare le rivolte del 6 gennaio, Discord ha deciso di vietare l’intero server oggi a causa della sua palese connessione a un forum online utilizzato per incitare alla violenza e pianificare un’insurrezione armata negli Stati Uniti”.
CONTESTO: L’account Discord era collegato al social network pro-Trump TheDonald e al subreddit r/theDonald che è stato bloccato ieri.
AZIONE INTRAPRESA: Pinterest ha limitato gli hashtag relativi ad argomenti pro-Trump come ‘StopTheSteal’ sin dalle elezioni di novembre.
MOTIVAZIONE: “Pinterest non è un luogo per minacce, promozione di violenza o contenuti di odio”, ha detto un portavoce di Pinterest. “Il nostro team sta continuando a monitorare e rimuovere i contenuti dannosi, tra cui disinformazione e teorie del complotto che possono incitare alla violenza”.
CONTESTO: Trump non ha un account Pinterest e la piattaforma ha cercato di restare lontana il più possibile da contenuti politici, ma non è stata in grado di impedirlo completamente.
In sintesi Trump sta perdendo rapidamente l’accesso a quelle piattaforme con cui una volta era in grado di diffondere apertamente il suo messaggio. Sebbene i suoi supporter continuino a usare le piattaforme online (in particolare app come Parler) sta diventando sempre più difficile per loro trovare un modo per farsi ascoltare da un numero alto di persone come avveniva prima di tutte queste decisioni.